Sull'adeguatezza e sul desiderio
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Vedi Platone: adeguatezza = armonia?
Vedi anche Ficino e l'estetica del Rinascimento.
Qui, invece, è Schopenhauer (La spinta passionale, il desiderio, è indirizzata verso l'astratto; l'arte è indirizzata verso l'astratto, come godimento intellettuale)!:
«Ma quando guardiamo una natura morta, quando ci deliziamo di una bellezza che non abbiamo perseguito e che porta in sé la raffigurazione glorificata e immobile delle cose, godiamo di ciò che non abbiamo dovuto bramare, contempliamo ciò che non è stato necessario volere, amiamo ciò che non è stato necessario desiderare. Quindi la natura morta incarna la quintessenza dell'Arte, la certezza del senza tempo, perché essa raffigura una bellezza che parla al nostro desiderio ma è generata dal desiderio altrui, perché si accorda al nostro piacere senza entrare in nessuno dei nostri piani, perché si dona a noi senza che ci sforziamo di desiderarla. Nella scena muta, senza vita né movimento, si incarna un tempo privo di progetti, una perfezione strappata alla durata e alla sua logora avidità - un piacere senza desiderio, un'esistenza senza durata, una bellezza senza volontà. Giacché l'Arte è l'emozione senza desiderio.» (L'eleganza del riccio, p. 198)
Dunque, Platone (ma solo reminiscenza, senza anamnesi) + Schopenhauer? Intuizione senza desiderio?
Criterio estetico inadeguato per l'arte del Novecento. Pensa al Cubismo: la disarmonia bellissima di Picasso!
≠ Nietzsche: recupero del dionisiaco per ritrovare l'equilibrio con l'apollineo.
≠ Benjamin: l'opera d'arte non ha più un valore assoluto nell'era della riproducibilità della tecnica.
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